Emiliano Pinnizzotto

EMILIANO PINNIZZOTTO

www.emilianopinnizzotto.com

Nato il 25 Giugno 1983, figlio d’arte, mostra fin da piccolo una propensione ed una grande affinità con le immagini e le arti audiovisive, affascinato soprattutto dalla fotografia, dal cinema e dalla musica. Comincia a scattare le sue prime fotografie fin dai primi ricordi. Intorno ai 16 anni indirizza la sua passione fotografica verso il Reportage sociale, grazie soprattutto ai numerosi viaggi nel mondo intrapresi con i genitori. Gradualmente trova cosi un proprio stile, in evoluzione continua, grazie alla camaleonticità del suo linguaggio fotografico, legato soprattutto ai suoi differenti stati d’animo, caratterizzato dal ritratto in chiave sociale, ripreso in ambiente naturale, con l’utilizzo esclusivo della luce a disposizione, senza mai costruire o alterare il racconto o un’ immagine.

Sia per il bianco e nero che per il colore applica nella postproduzione digitale delle sue foto, come modus operandi, esclusivamente le tecniche usate anche in camera oscura.

Cura la postproduzione delle immagini della Graffiti per mostre, eventi, libri fotografici, ma anche come service per terzi.

E’ iscritto all’Ordine dei Giornalisti, da diversi anni collabora con l’Agenzia Fotogiornalistica Graffiti Press ed è il docente del Corso di Postproduzione Digitale, del Corso di Videomaker, e di tutte le lezioni di Digitale della Graffiti.

Ha esposto numerose mostre fotografiche in Italia e all’estero. Da anni accompagna gruppi di fotografi e non nei viaggi in India di cui è la guida di riferimento per la Graffiti.

Ha curato la post-produzione, la parte grafica e l’impaginazione di numerosi libri fotografici editi della Graffiti, e di alcuni ne è anche autore.

Nel 2019 ha pubblicato e presentato presso il MACRO di Roma il suo libro fotografico “Unusual Visions”: un racconto per immagini di quattro diversi reportage che rivelano un’India insolita e poco conosciuta: il Malla Yuddha, l’ antico wrestling indiano, gli ultimi Tagliatori di Teste del Nagaland, i Naga Baba, asceti nudi cosparsi solo di cenere e Opium, la piaga dell’oppio al confine con la Birmania.